Il Col Duro è un autentico balcone panoramico su due delle vallate più belle del Veneto: il Cadore e l'Agordino.
La salita proposta è molto facile dal punto di vista sciistico ma è impegnativa per la sua lunghezza, infatti richiede un certo allenamento: in totale si fanno circa 14 km di gita per un dislivello di 850 m.
La lunghissima strada forestale da percorrere nella parte iniziale della gita potrebbe scoraggiare più di qualcuno ma il bottino della gita è talmente alto che conviene stringere i denti nei primi 4 km di forestale per godersi l'apoteosi dolomitica della seconda parte della gita.
L'altopiano del Mondeval è senza ombra di dubbio uno dei luoghi più belli e ancora oggi, poco frequentati di tutte le Dolomiti.
L'accesso da Toffol regala di super gita di grandissima soddisfazione. Inoltre, in aggiunta ai panorami sulle Dolomiti, se si fa una visita alla contrada Toffol si scopriranno altre bellezze, di natura storica e socio-economica. Il piccolo centro abitato infatti mostra chiaramente come si viveva in queste montagne nei decenni e secoli scorsi: dopo la gita, anche se la fatica sarà tanta, conviene un ultimo sforzo per regalarsi una passeggiata tra le strette vie della contrada Toffol.
Salita al Col Duro partendo da Toffol (Selva di Cadore)
Si può lasciare l'auto nei pressi della contrada Toffol a pochi minuti da Santa Fosca di Selva di Cadore. Prima di un ponte sul torrente Loschiesuoi nei pressi di una fontana si trova lo spazio per parcheggiare qualche auto (la posizione precisa è questa: posizione su gmap). La quota di partenza è di 1468 m slm.
Si parte imboccando la strada in salita che prosegue verso Est. Si incontra quasi subito la strada forestale.
Con una bassa pendenza si continua per un lunghissimo percorso di svariati km.
Dapprima si incontra la bellissima Malga Pian de la Vacia a quota 1618 m slm e poi si prosegue fino a quota 1756 m slm dove si incontra un ponte e le infrastrutture dell'Arpa Veneto per la misura della portata dei fiumi.
Nei pressi delle centraline Arpa ci sono dei totem con le informazioni turistiche della Val Fiorentina. Da questo punto la gita, finalmente, cambia carattere: la traccia inizia a salire con maggior decisione e si inizia a conquistare dislivello.
Si prosegue attraversando un primo spazio aperto che finisce in un bosco molto breve. Si continua dopo il bosco continuando a salire costeggiando il Rio de Col duro sulla sua destra orografica.
Dopo qualche minuto si giunge nei pressi di un piccolo ponte che attraversa il Rio de Col Duro (negli anni con molta neve si può attraversare il torrente dove si desidera).
In località Mondeval de Sota a quota 1921 m slm circa si passa dall'altro lato della valle e si inizia col la parte più ripida del percorso.
Con qualche inversione si rimonta la lunga pala innevata che sale fino a Malga Mondeval di Sotto.
Si sbuca nel magnifico altopiano roccioso del Mondeval, un ambiente di una bellezza difficilmente descrivibile! La Croda da Lago, i Lastoi del Formin ed il Becco di Mezzodì fanno da contorno a questa ultima parte della salita.
Più lontani ci sono il Mondeval (Monte Corvo) ed i massicci dolomitici del Civetta e del Pelmo.
Zig-zag-ando tra grandi massi rocciosi, si prosegue verso Est avvicinandosi alla cresta finale del Col Col Duro.
Un ultimo strappo verso Sud porta in vetta al Col Duro.
Improvvisamente la visuale verso Est che era rimasta coperta finora si apre: ad un tratto appare gran parte del Cadore con i suoi simboli uno su tutti l'Antelao.
Una volta in vetta ci si può concedere una meritata pausa. Anche se il dislivello coperto non è "mostruoso" (circa 850 m), sulle gambe abbiamo circa 7 km di sviluppo e questi sì che non sono pochi!
Attenzione: informarsi sulla "situazione stradina"
Ho fatto la gita ad inizio febbraio e proprio nel momento in cui ho parcheggiato accanto a me è passato un grande e potente trattore con i mezzi spartineve agganciati. Giunto all'inizio della lunghissima strada forestale mi sono accorto che aveva appena sgomberato la neve dal manto stradale.
Per fortuna erano rimasti pochi centimetri di neve che mi hanno permesso di salire senza rovinare gli sci ma in discesa, complice una giornata soleggiata e molto calda, questi provvidenziali centimetri di neve erano già spariti.
Morale della favola: la stradina non era più sciabile in discesa e me la sono dovuta fare rimanendo sui bordi dove fortunatamente c'era ancora oltre 1 m di neve.
Chi ha provato a fare lo stesso percorso il giorno dopo, però, si è dovuto fare la salita sui "bordi" anche per la salita aumentando enormemente la fatica.
Non so se quanto successo è frutto di una situazione eccezionale dovuta a qualche intervento straordinario da fare presso le centraline che si trovano in quota. In ogni caso per evitare spiacevoli sorprese consiglio di sincerarsi in anticipo sulle condizioni di innevamento della strada forestale.
Secondo una stima che ho fatto dalla traccia GPS sono oltre 3.5 km da fare sulla forestale e farseli con gli sci in spalla sia in salita che in discesa rovina, e non poco, la bellezza di tutta la gita.
Discesa da Col Duro: con neve assestata da 10 e lode
Dopo aver ripreso forze è ora di iniziare la parte più divertente dell'avventura, la discesa.
Dal Col Duro si vedono chiaramente i pendii che abbiamo percorso in salita e l'idea più naturale è quella di scendere "dritti per dritti" fino ad incrociare la valle da attraversare.
Ma attenzione, ribadisco, attenzione che per fare la discesa diretta verso Ovest sono necessarie nevi assolutamente assestate.
Nella giornata della mia gita si vedevano enormi valanghe anche di fondo (quelle che partono addirittura dal terreno) e non ci ho pensato due volte a scegliere di ripercorrere la ben più di sicura traccia di salita.
Anche questa seconda opzione regala una discesa di qualità soprattutto nella parte alta in cui si possono lasciare belle tracce in tutta tranquillità tra i massi del Mondeval.